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Il centrodestra pensa già al voto, Tajani: “Un civico con Calenda”

Il centrodestra pensa già al voto, Tajani: “Un civico con Calenda”

MILANO – Un appello pubblico a Carlo Calenda e ad Azione, in vista — quando ci saranno — delle elezioni di Milano, e poi chissà. Il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, che a differenza di pezzi di FdI e Lega non ha mai chiesto le dimissioni di Beppe Sala perché «noi siamo garantisti per davvero», guarda però al dopo: «Dobbiamo lavorare puntando sul consenso della borghesia produttiva, sul mondo riformista». Perciò, sostiene, «vanno allargati i confini del centrodestra». Da qui l’invito a Calenda, «con un candidato civico potremmo trovare anche consenso. Credo che sia la scelta migliore. Qualche idea ce l’ho, vedremo».

L’invito diretto ad Azione è una novità per gli azzurri, ma le manovre sono in corso da tempo. A maggio si tenne la giornata dell’orgoglio forzista milanese e lì venne invitata, unica esponente di altri partiti, la deputata di Azione Giulia Pastorella. Già allora venne spiegato che per vincere nella Milano liberal e pro-market serviva un nome non politico, e «parlare ai riformisti, compresi quelli del Pd che si trovano a disagio in un partito che si fa dettare i temi da Bonelli e Fratoianni», disse il segretario regionale Alessandro Sorte. Tra parentesi: è la linea Marina Berlusconi, allergica agli estremisti, compresi quelli di destra.

Calenda adesso lascerà cadere nel vuoto l’appello, per evitare ogni strumentalizzazione contro il sindaco, sostenuto ancora ieri con convinzione in aula proprio da Pastorella. Gli azionisti confidano che il centrosinistra, per il post-Sala, «trovi un candidato non ideologico che rischierebbe di perdere. Questo è step number one», è il ragionamento che si fa dietro le quinte. Se non ci fosse questo step, però, tutto potrebbe cambiare. Il totonomi “civico” in ambito FI? Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico; il presidente dell’ordine degli avvocati Antonino La Lumia; l’imprenditore Giovanni Bozzetti. «Sala rimane disperatamente aggrappato alla poltrona, ma serve una svolta e serve adesso», commenta Carlo Fidanza, uomo forte della fiamma milanese. E anche la Lega non demorde: «La città è diventata una boutique su misura per milionari, insicura, sfiduciata e paralizzata, incapace di trattenere giovani, precari o ceto medio. Il centrosinistra ha fallito e dovrebbe consentire ai milanesi di tornare al voto».

La Repubblica

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